Come migliorare la propria voce?
Pensieri su cosa significa 'imparare' nel campo dell'espressione vocale (con un invito a fare della pratica una abitudine)
Ciao!
Ecco qua la Co[spirare] di fine novembre! Hai l’agenda in mano? 🗓️ Siamo già in quei giorni del calendario in cui cominciamo a segnare la data di conclusione del corso, la festa aziendale, l’aperitivo-cena-pizza con le persone a cui ci teniamo 💙. Si, è fine novembre, e già annusiamo quel famoso profumo di fine anno (e di nuovi progetti).
Ed è con questo spirito che ti annuncio da subito questi appuntamenti:
🙌 Ci vediamo in giro!
Il Seminario e il Laboratorio di Tecnica Vocale e Liberazione del Canto sono un vero gioiello⭐! E sono già previste le date dei prossimi gruppi!
Seminario - 01 incontro (dose unica e intensa) per immergersi nei principi del lavoro sulla voce, 📆 27 gennaio (sabato, dalle 10.00 alle 14.00)
Laboratorio - 10 incontri (02 ore) per navigare con calma e liberare la voce in ottima compagnia 📆 dal 06 febbraio
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Come posso migliorare la mia voce?
E questo importa perché sapere ‘come si impara’ la voce ci dà gli strumenti per il cambiamento
Milano.
Era un giovedì di Aprile, quando portata dall’intuizione, prenoto un appuntamento dal parrucchiere. Io cercavo le forbici giuste per un cambiamento, lui cercava la fiducia per parlare nei video che fa per i social. Ci siamo trovati! In meno di una settimana, abbiamo avuto la nostra prima lezione. Lui è rimasto colpito dalle sue stesse potenzialità, e io folgorata dalla sintese del suo primo feedback: E’ vero che tutto, davvero tutto in questa vita si impara!
La sorpresa con cui la frase è stata detta racconta di un malinteso che occupa l’immaginario generale: quello di che certe nostre caratteristiche siano innate e perciò, non trasformabili. Pensiero che, su quello che riguarda la voce e tutte le sue forme di espressioni, non è vero.
Come si è formata la voce che abbiamo oggi?
La nostra anatomia da sola, non basta per definire la nostra vocalità. Nè la misura delle nostre corde vocali, ne i centimetri delle cavità di risonanza e nemmeno quanta aria riusciamo a portare dentro i nostri polmoni bastano a definire la nostra voce.
Tra le tante variabile che fanno della nostra voce quella che è oggi (incluso il modo con cui comunichiamo e cantiamo), abbiamo: l’ambiente sonoro in cui siamo cresciutə, le lingue a cui siamo espostə , la possibilità o assenza di esplorazione sonora, lo stimolo (anche silenzioso) all’espressione, la sensazione di cui siamo (effettivamente) ascoltatə, … ecc.
E come le altre conoscenze che segnano la nostra esistenza, mentre ‘impariamo’ ad esistere come voce, si formano in noi i corrispondenti Circuiti Neurali.
La voce è il risultato di una complessa interazione tra i muscoli coinvolti nella fonazione, il controllo motorio, la percezione uditiva e le regioni cerebrali coinvolte nell'elaborazione e nella modulazione del suono.
E così come nessunə di noi nasce con circuiti neurali già pronti, nessunə nasce con la propria vocalità determinata. Al contrario, come i nostri circuiti neurali, anche la nostra voce si costituisce in base alla nostra storia e a ciò che facciamo con essa.
Cambia la voce, cambia il cervello
Ogni apprendimento che ci attraversa si registra in noi e ci modifica a livello strutturale. Questo processo coinvolge la formazione di nuove connessioni sinaptiche e la ristrutturazione delle reti neurali. E è a questa capacità del cervello - di modificare la sua struttura in risposta all’esperienza - che chiamiamo neuroplasticità.
Qui trovi un video che spiega in pochi minuti cos’è neuroplasticità 🧠.
Quando lavoriamo sulla nostra voce, stiamo muovendo sia i muscoli coinvolti nella produzione del suono che i processi neurali associati al controllo vocale.
La neuroplasticità è questa nostra capacità che consente al cervello di adattarsi a nuovi schemi motori e di migliorare la precisione e il controllo dei muscoli coinvolti nella produzione della voce. Questi processi neurali lavorano sinergicamente per produrre e modulare la voce in risposta alle esigenze comunicative e alle esperienze corporee, cognitive ed emotive.
Perchè non imparo tutto… e subito?
Pensare è una spesa energica enorme. Il nostro sistema, la cui priorità è mantenerci in vita, ha come principio il risparmio energico. Il nostro cervello ha un limite di energia, si stanca. Questa energia viene ripristinata ad esempio quando dormiamo, con la attività fisica, con la meditazione e con il contatto con l’arte.
Nella scelta di dove dedicare l’energia che ha disponibile, il nostro cervello prioriza sia le attività di carattere fondamentale e sia le attività ‘comode’. Non significa che tutte le altre categorie di evento non ci affettano, ma incidono su di noi e sui nostri circuiti in modo diverso.
Se in in determinato momento della nostra storia è stato ‘fondamentale’ silenziare un forte desiderio di comunicare, il nostro corpo riceve e impara questo comportamento, stimolando ad esempio una tensione nella laringe che blocchi l’impulso di voce prima che questo esca.
Quando provo (o riprovo) la libertà nel parlare, il cantare come un fenomeno facile, quando ascolto e mi riconosco nella mia sonorità, quando sento che la scelta che faccio delle mie parole rappresenta a pieno quello che desidero comunicare, apro la possibilità di acquisizione di un nuovo comportamento di corpo-voce-pensiero.
Dopodiché, la nostra esperienza di mondo ci dice che il cambio di un comportamento richiede tempo e pratica costante. Richiede RIPETIZIONE. Ogni volta che ri-proviamo una sensazione positivà riguardo alla nostre voce, stiamo stimolando nuovi circuiti neurali che piano piano si fissano.
Così come da picollə abbiamo imparato a spostarci nello spazio - un piede dopo l’altro - abbiamo imparato anche la nostra voce e i limite della architettura che lei può navigare.
Il bello è che gli spostamenti evolvono: dalla camminata, alla corsa, al ballo… E anche la vocalità. E sia il camminare, sia l’esistere come voce condividono una stessa condizione: cambiano quando so dove voglio arrivare… e cambiano anche di più quando scelgo la deriva.
Perdersi è anche cammino. - Clarice Lispector
Dal pensiero alla pratica
Comincia in piccole dosi
Si, torna dal mese di ottobre questo consiglio! Il lavoro sulla voce va esercitato a seconda dei livelli e la pratica costante si costruisce a piccole dosi. Senti di poter fare 15 minuti di pratica sulla tua respirazione? Bene! Fai soltanto 1/5 di questo tempo, e rimane con quella sensazione di potrei aver fatto di più - ma scelgo di non farlo. Quei 3 minuti che un giorno sembravano niente, possono essere una vera sfida domani, quando hai avuto una giornata storta. La chiave non è fare tanto, ma avere costanza. Con il tempo, quei 03 minuti diventano una seconda pelle, fino al punto in cui l’esercizio in sè non è più esercizio, ma fa parte di chi siamo.
Registra le esperienze che ti attraversano
Hai partecipato ad una lezione che ti ha dato degli spunti positivi, conosciuto un’esercizio nuovo (e che ha un senso per te), hai avuto un’opportunità positiva di parlare o cantare in pubblico? Foglio e penna in mano e registra liberamente questa esperienza. La scrittura allarga il senso delle esperienze, e è per il cervello un’opportunità di rivivere e fissare quel comportamento. E non solo. Ogni volta che torni a leggere, crei una nuova possibilità de movimento interno.
Io ho avuto tantissimi quaderni nella vita. E tanti di loro mi accompagnano ancora. Qui una lezione di voce che ho dato (2012), note di un processo di regia (2009) e esercizi che ho imparato ad un workshop di Butoh (1999).
💙 Voci da ascoltare
Le voci di oggi , 25 novembre, sono un invito al RUMORE❤️🔥💪, un eco della lotta che ci unisce. 🔗 👉 Ilu Oba de Min 🔗 è un ‘blocco musicale di strada’ che riempie le vie di Sao Paulo dal 2016. Ilú Obá De Min significa, in yoruba, mani femminili che suonano il tamburo per Xangô, che è un orisha ampiamente venerato dalle religioni africane ed è un dio della GIUSTIZIA, del fulmine, del tuono e del fuoco.
Il collettivo si basa sull'arte e sulla conservazione della cultura africana e afro-brasiliana in diffesa dei diritti delle donne, contro il razzismo, il sessismo e la lesbofobia.
E è così, collegando il mio battito cardiaco a quello dei tamburi delle donne e amiche di Ilu Oba de Min, che vi lascio il mio abbraccio❤️.
Ci vediamo a dicembre! (o anche prima)