Hai mai pensato al perché della tua voce?
Alzarsi dal letto a novembre sembra un compito più difficile del solito. Il buio fuori dalla finestra non invita il corpo a lasciare subito il calore delle coperte. Eppure, mi alzo e inizio una serie di azioni che abitualmente compongono la mia giornata. Succede anche a te?
È vero, adoro fare colazione e sacrifico volentieri qualche minuto di sonno pur di godermi il primo caffè del giorno, in tranquillità e in compagnia dei miei podcast quotidiani. Ma ci sono giorni in cui nemmeno questo piccolo piacere rende più leggero il compito di mettersi in movimento.
E forse va bene così. La vita non è una linea retta: gli alti e bassi creano il valore unico della nostra esperienza umana. Ma quello che trovo affascinante è che, nonostante tutto — la stanchezza, il buio, il freddo — ci alziamo comunque.
E perché lo facciamo? Forse per abitudine, forse per dovere, ma credo anche che ci sia qualcosa di più profondo: una spinta, un desiderio che da significato a ciò che facciamo.
Non è tanto cosa facciamo che ci tiene motivatə, ma il perché lo facciamo.
Qual è il ‘perché’ della tua voce?
Ognunə di noi ha un "perché": una convinzione profonda, una passione che dà forma alle nostre azioni e ci spinge ad agire nel mondo.
Alzarsi dal letto, camminare, prendere decisioni... Pensa a tutte le azioni che fai in un giorno. Ora fermati e chiediti: quali di queste ti portano quel senso di soddisfazione autentica? Qual è il filo conduttore, il "perché" che le motiva?
La stessa connessione vale per la voce. Durante le lezioni, lavoriamo su tecniche per liberarla: migliorare la respirazione, affinare l’articolazione, raggiungere quella nota acuta con spazio, rilassare muscoli dimenticati e dare struttura sia alla colonna vertebrale che a un discorso. Sono gesti tecnici, di liberazione e preparazione, che tuttavia, se privi di un "perché" autentico, rischiano di essere privi di significato.
Quando ritroviamo la connessione con la nostra passione radicata, esprimersi attraverso la propria voce diventa una fonte di energia e direzione.
Ed è qui che la voce rivela il suo potenziale più autentico: non è solo uno strumento di comunicazione, ma un mezzo per lasciare un segno. Parlare, cantare, raccontare: ogni gesto vocale ha un impatto suglə altrə, che sia nel modo in cui trasmettiamo un messaggio o nell’emozione che riusciamo a evocare.
Dal pensiero alla pratica
Che a sua volta è anche l’esercizio stesso di pensare. Un invito è quello di ricordarci come voglio che la mia voce muova chi mi ascolta? Personalmente, è un esercizio che pratico spesso, sopratutto quando mi imbatto con una sfida o difficoltà. Non si tratta solo di perfezionare la tecnica o lavorare sulla respirazione, o di ampliare la confidenza con una finalità in se stessa. Chiedersi il perché motiva il cambiamento, la pratica, apre spazio alla fiducia e all’autorevolezza. E la buona notizia è che, come per migliorare la voce ci sono degli esercizi, anche il nostro perché va disvelato attraverso la pratica. Facciamo insieme? 3, 2, 1….
Come posso far sì che la mia voce sia strumento di dialogo, connessione o cambiamento?
Se vuoi condividere le tue riflessioni, basta scrivermi usando questo bottone👆.
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🔗 👉 Jonathan Hart Makwaia è una figura chiave nel mondo della sperimentazione vocale, con un approccio che integra corpo, emozione e tecnica per esplorare le possibilità della voce umana. Perché conoscerlo?
Il suo lavoro si basa sull'idea che ogni individuo possieda un'ampia gamma vocale latente, spesso inesplorata, e che il suono della voce possa essere un riflesso autentico di sé.
Per il suo uso di tecniche vocali estese: Makwaia sfida le convenzioni con suoni che vanno dal registro basso profondo agli acuti stridenti, esplorando armonici, timbri inconsueti e dinamiche estreme, sempre mantenendo una qualità espressiva intensa e profonda.
Questa è Cospirare, dal latino ‘respirare con’, ‘respirare insieme’.
Ci vediamo qui a dicembre! 💙