Buongiorno! Un caro saluto a te che mi leggi ☀️.
Questa è Co(spirare), una newsletter gratuita, senza pretesa e tutta carina che una volta al mese si interroga: come dare libera espressione alla nostra voce?
Cospirare, dal latino ‘respirare con’, ‘respirare insieme’.
E’ un pomeriggio di aprile e c’è sole a Milano. Mi siedo in un bar, prendo un caffè americano e do l’ultima guardatina sui social prima di aprirmi alla scrittura. Ed ecco il video del Seminario di Voce organizzato da Linguaggi Creativi 🔗 che ho guidato questo fine settimana.
Sono state 12 ore di lavoro pratico, esercizio di disponibilità, generosità e ascolto di un gruppo che ha portato al mio pensiero degli argomenti per almeno 04 o 05 newsletter. Tra questi, uno spunto che probabilmente si svilupperà mese prossimo: “La domanda muove…”.
Che ne pensi? Istiga?
Senza anticipare le riflessioni, devo ammettere: formulare delle domande giuste è una delle mie sfide preferite. E la domanda sulla quale gira il testo di questo mese è…
Cosa sostiene la tua voce?
E questo importa perché riconoscere i tuoi appoggi è il punto di partenza per portarti dove vuoi arrivare.
Ci troviamo molto spesso a voler migliorare la nostra voce e la nostra espressività. Ad ogni momento di esposizione - parlato o cantato - si può seguire una sorta di (NOT) to do list, di cose che abbiamo fatto e che non vogliamo ripetere. E questo può essere anche un esercizio giusto, sopratutto se promuove un movimento verso il miglioramento tecnico e umano.
Ma sopravalutare le critiche interne ed esterne può incorrere nell’estremo opposto: l’immobilità. ‘Allora la mia voce può migliorare???’, mi sento dire spesso dopo una lezione. ‘Certo!’ è la mia risposta, una constatazione apparentemente semplice, ma non banale.
Il fatto è che, immersə in una cultura ampiamente visiva - dove si deve vedere per credere - l’elemento sonoro è accompagnato da uno immaginario intangibile, quasi metafisico. E nemmeno l’esperienza di tutti i giorni con la nostra propria voce sembra regalarci abbastanza confidenza per accettarla come l’elemento mobile che è. Da dove partire?
Partiamo da sotto
C’è un detto brasiliano usato per incoraggiare le persone che dice: “ do chão não passa”, che in italiano sarebbe qualcosa come ‘dal pavimento non passi’.
Ossia, mal che vada, il peggio che ti può succedere è che ti trovi a terra! Ma basta che ti appoggi sul pavimento stesso per tornare ad alzarti.
Questo proverbio porta in sè un principio fondamentale per l’espressività: il grounding, la connessione con il pavimento.
Facciamo un test semplice: per un istante osserva il tuo respiro mentre leggi questo testo. Fatto? In seguito, osserva come i tuoi piedi sono appoggiati sul pavimento. Bene, adesso, cambia l’appoggio dei piedi. Ad esempio, se avevi i talloni sollevati da terra, cerca di offrire tutta la pianta del piede al solo. Ti sei accortə che il tuo respiro si è trasformato?
Magari hai percepito che con i piedi completamente a terra il tuo respiro è subito diventato più lento e può darsi anche più ampio. Adesso assicurati che il peso del tuo corpo sia ben distribuito tra i piedi. Il respiro è ancora più tranquillo?
Quando ci abituiamo a mantenere il peso del corpo a contatto con la terra, la respirazione si modifica. Perché? Perché in questo modo, usiamo la nostra struttura ossea (bacino, gambe, ecc.) in modo più efficiente, permettendo ai muscoli dell'addome di liberarsi. E quando l’addome è libero, anche il diaframma ha la possibilità di liberarsi.
In queste condizioni, ci sentiamo sicurə e è più facile essere in connessione con ciò che vogliamo comunicare e a chi vogliamo arrivare.
Bisogna avere i piedi bene appoggiati a terra per permettere al pensiero di volare in libertà.
E già che si parla dell’aria: cos’è l’appoggio respiratorio?
Nel quotidiano, se la respirazione è libera, risponde alla necessità del corpo e offre abbastanza aria sia per le funzioni vitali del corpo, sia per comunicare. Ma quando la voce è usata in performance, può sorgere la necessità di avere un pò più d’aria, come nel caso del canto.
Cantare può in alcuni casi sollecitare più aria, ma richiede sicuramente una maggior stabilità della sua gestione: e qui entra il famoso appoggio respiratorio.
Attraverso l’attivazioni dei muscoli addominali, riusciamo a controllare la tendenza spontanea del diaframma di risalire durante l’espirazione.
In poche parole, l’appoggio è la manutenzione della postura della inspirazione. Se quando l’aria entra, l’addome si espande, cerco di mantenerlo così mentre permetto all’aria di uscire. Lo stesso se ad aprirsi all’aria sono le costole.
Questo fenomeno è importante perché aumenta la pressione subglottica, dando più stabilità all’emissione. Senza questa pressione non c’è voce …e nè canto.
Proviamo a sentire la pressione subglottica? Prendi un pò d’aria, come se fossi cominciare a parlare, e interrompe l’emissione prima ancora che ti scappi un filo d’aria. Questa pressione che si istalla sotto le corde vocali e ci dona la sensazione di ‘parlerò’ é la pressione subglottica.
Sia nel corpo o nel campo delle idee, ricordare i nostri punti di appoggio può trasformare la nostra cultura dell’uso della voce… e portarci ancora più lontano.
Dal pensiero alla pratica
Fai il tuo elenco di qualità vocali
Sappiamo identificare le nostre qualità? Quelli elementi che ci caratterizzano e che funzionano? Il linguaggio e la voce sono grandi mediatori delle nostre relazioni umane, e sicuramente avremmo accumulato un sacco di abilità in questo settore. Prendi una pagina della tua agenda, e fai una lista di tutto quello che sai fare (e bene!). La facilità in raccontare un progetto, il tono di voce, la capacità di sintese, di avere un volume adeguato ad uno spazio, la stabilità nel cantare, la disponibilità in ascoltare e rispondere empaticamente a delle situazioni, ecc. Vedrai che questo elenco sarà molto più grandi delle cose a migliorare. Evita sminuire quello che conosci, e usa le tue qualità come appoggio.
Fai dell’appoggio parte del tuo rituale
Come ti prepari per una situazione importante? Per uscire dalla nostra intimità e affrontare il mondo, ognunə di noi si crea dei rituali, che va dal cambiare i vestiti alla scelta precisa di cosa mangiare. Aggiungi a queste abitudine, un momento di connessione con i tuoi piedi. Può essere semplicemente portare la attenzione a come si appoggiano prima di iniziare una lezione, oppure scegliere come ti siede in modo di permettere ai piedi il massimo di contatto con il pavimento.
Ricordati che bisogna andare giù per volare in alto
Quando si vuole dare un salto, la nostra esperienza ci dice che prima bisogna andare giù con le ginocchia, prendere la spinta, e poi lanciarsi. Lo stesso principio guida la nostra voce: per espanderla, bisogna collegarsi a terra.
Questo esercizio semplicissimo ci aiuta a risvegliare questa connessione:
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💙 Voci da ascoltare
👉Amare Parole 🔗 è un podcast con Vera Gheno che mette insieme la passione per la lingua, l’antropologia, la società e i suoi cambiamenti.
Cantante, attrice (e una grandissima amica), Paula Mirhan nel suo album Petroleo ci regala una sonorità così potente e carica di riflessioni, che anche una musica così conosciuta come 👉 Preciso aprender a só ser 🔗, registrata nel 1974 da Gilberto Gil diventa un pezzo unico.
Hiatus Kaiyote è una band australiana di new-soul e 👉 Nakamarra 🔗 è uno dei suoi brani più conosciuti. Attenzione alla voce vulcanica di Nai Palm e al groove impeccabile.
Parole da Scoprire
🔗 Una prosa fluida che incrocia respiro, autobiografia e mondo.
🔗 Una storia leggendaria nella voce di una donna.
🔗 Una mappa della struttura del pensiero.
🙌 Ci vediamo in giro?
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Per oggi è tutto! Ci vediamo a maggio!