Ciao! Stavo pensando…
Ci sono delle cose a cui siamo molto abituatə, cose che facciamo senza doverci fermare per analizzarle: camminare, portare una tazza di caffè alle labbra, lavare i denti. Dopo averle ripetute così tante volte, diventano incorporate, automatizzate e ripetitive. Ma il gesto di parlare? Fa parte di questo gruppo?
Se parliamo davanti a un gruppo di persone o in situazioni specifiche, come un colloquio di lavoro, un’intervista o un video per i social, sicuramente la nostra percezione del parlare cambia.
E quando si tratta di qualcosa di più quotidiano, come una chiacchierata tra colleghi, una telefonata alla banca, un dialogo tra partners, parenti, alunni... una richiesta di aiuto o informazioni, un invito a cena... siamo consapevolə del nostro modo di parlare? La conversazione è un altro dei nostri gesti automatizzati? E soprattutto,
È possibile migliorare il nostro modo di conversare?
Mossa dalla curiosità, mi sono dedicata alla lettura di "Talk: The Science of Conversation". Il libro, scritto dalla psicologa Elizabeth Stokoe, è molto dettagliato e contiene numerose analisi di dialoghi tratti dalla vita reale. Ho raccolto qualche riflessione e spunto di questo libro che condivido qui.
Sai (davvero) conversare?
E questo importa perché il nostro senso di chi siamo e di chi sono gli altri, proviene dalle conversazioni che facciamo.
La conversazione è un dueto
Cosa intuitivamente sappiamo sull’atto di conversare? Sappiamo che le conversazioni si svolgono attraverso turni organizzati in coppie.
A: “Ciao, come stai?”
B: “Bene, e tu?”
Una persona emette la prima parte della coppia (“Ciao, come stai?”) e ci si aspetta che l’altra risponda con la seconda parte della coppia ( “Bene, e tu?”). Questo duo crea delle relazioni che tuttə sappiamo riconoscere e rispondere quase espontaneamente.
Queste duo possono essere di tanti tipi: saluto-saluto, domanda-risposta, invito-accettazione, richiesta-offerta, ecc.
Ma cosa succede quando questo accordo tacito viene infranto?
A: (agita la mano amichevolmente): “Come stai?"
B: "Come sto rispetto a che cosa? Alla salute, ai soldi, alla scuola, al lavoro, alla tranquillità mentale..."
A (rosso in viso e improvvisamente fuori di sé): "Senti, cercavo solo di essere gentile! Francamente non me ne importa un accidente di come stai."
Questo dialogo è parte di un esperimento condotto dal sociologo Harold Garfinkel, il quale ha proposto agli studenti volontari di richiedere ripetutamente chiarimenti ogni volta che veniva loro rivolte delle domande comuni, ad esempio: "Come stai?". Attraverso questa ricerca, Garfinkel ha cercato di esplorare ciò che ha definito i "metodi delle persone", focalizzandosi sulla comprensione dell'organizzazione sottostante della vita sociale, spesso osservata ma non pienamente consapevole.
Abbiamo la sensazione di aver avuto una buona conversazione quando questi turni fluiscono, si completano, creano insieme un flusso di scambio e interazione.
Certo, infrangere l’accordo tacito può essere un’azione pianificata - genera spostamento, sorpresa, e in qualche caso conflitto.
A te la scelta! 🤓
Una buona conversazione è fatta di domande
Nel libro, Elizabeth lancia questa provocazione:
“Una buona conversazione è fatta di domande; se non ne hai fatte una entro due minuti dal parlare, fermati e riprenditi. Se in qualche modo raggiungi il limite dei cinque minuti senza un cinguettio dai tuoi interlocutori, davvero, smetti di parlare”.
In consiglio è chiaro: costruire buone conversazioni è coltivare lo scambio e l’interesse delle persone coinvolte. Se non ho voce in una conversazione chiaramente non mi sento partecipe nemmeno coinvoltə.
Ma cosa fare quando se ha bisogno di prendere la parola per un lungo turno per, ad esempio, raccontare una storia??
Le storie, completa Elizabeth Stokoe, “sono comunque confezionate in unità di costruzione dei turni, con luoghi di rilevanza di transizione. (…), momenti in cui gli interlocutori annuiscono, sorridono, ridono, dicono "ah sì", "ooh!", "wow", o "mm hmm". Ossia, anche durante un lungo racconto, abbiamo dei turni di interazione, che ci garantiscono che siamo ancora in relazione con lə nostrə interlocuttorə.
Cambia le parole
Una delle scoperte più sorprendenti dell'analisi della conversazione è che una parola può davvero cambiare l'esito di una conversazione. Naturalmente, cambiare una parola altera più della singola unità lessicale stessa. Influenza la grammatica, l'azione e la risposta ricevuta. Nella pagina 220, Elizabeth ci regala con questo esempio:
A (madre): Quanti cupcake vuoi?
B (figlia): Ho bisogno di due.
La sostituzione del verbo 'volere' con 'avere bisogno' da parte della figlia è un chiaro indicatore del potere che ha la parola di agire nel mondo, un meccanismo che ə bambinə imparano sin da piccolə.
Così come un 'bisogno' è un tipo di azione diverso da un 'desiderio', anche la domanda ‘sei interessatə’? è diversa da ‘sei dispostə’? così come il nostro atteggiamento cambia se ci viene chiesto ‘Non c’è nessunə che può darmi una mano’? oppure ‘C’è qualcunə che può darmi una mano’?
Sappiamo tanto, ma non sappiamo tutto
Eh si, siamo spintə e tiratə dalla lingua molto più di quanto ci rendiamo conto. Può sembrare banale e ovvia l’idea che le persone si alternino, una dopo l'altra.
Non lo è.
Lə interlocutorə parlano regolarmente contemporaneamente, soprattutto quando stanno tuttə lavorando sulla stessa azione.
Quante volte abbiamo finito una conversazione con la sensazione che ci è rimasta ancora qualcosa da dire attraversata in gola? O che non abbiamo trovato spazio per parlare? Che le parole che abbiamo detto non sono state ascoltate? O capite? O considerate? O quante volte siamo rimastə intrappolatə e siamo statə più gentilə di quanto vorremmo.
In pratica, la competenza di base che facilita una buona conversazione è l’ascolto. Dedicarsi davvero a chi hai davanti (o al telefono) e saper accogliere, senza anticipare, ogni turno della vostra interazione. L’esercizio è continuo - la prossima opportunità è già dietro all’angolo.
Che ne pensi? Prontə per una chiacchierata?
Parole da Scoprire
👉 Il libro per approfondire le conversazioni da un punto di vista scientifico. 🔗
👉 La maestrale storia di bambino prodigio che attraversa mezzo secolo di storia. 🔗
👉 Un grande romanzo sulla banale e feroce dolcezza di una relazione 🔗
🙌 Ci vediamo in giro?
Sono super felice di essere parte ancora una volta del programma di 🎉 Sharing Training Milano.
Questa volta, propongo una pratica dedicata ad esplorare la voce e la parola in modo integrato al corpo e allo spazio.
Cosa faremmo insieme? 👊 Navigare l’ anatomia e il pensamento sulla voce attraverso pratiche che esplorano gli spazi all’interno e tra ogni corpo; le connessioni tra struttura ossea, respirazione e risonanza; i percorsi che portano dall’aria alla condivisione del pensiero in movimento.
INFO
⏰ Martedi e Giovedì, dalle 10.30 alle 12.30
🗓️ 14 e 16 maggio 2024*
📍Fabbrica del Vapore (V. Cesare Procaccini 4, MI)
CONTRIBUTO
➡️ 8€ a incontro+ 2€ di tessera associativa Spazio Fattoria 2024,
ISCRIZIONE
Sul profilo di 👉 Sharing Training 🔗 trovi il form per scriverti.
🔎 Nel frattempo, ci vediamo online! Su Instagram mi trovi sia nel profilo di 👉Autentica 🔗 sia nel mio profilo personale 👉Paula Carrara 🔗 .
Questa è Co(spirare), una newsletter gratuita, senza pretesa e tutta carina che una volta al mese si interroga: come dare libera espressione alla nostra voce?
Per oggi è tutto! ☀️ Ci vediamo a maggio!